Figli unici: verità e credenze
- Dott.ssa Paola Bernuzzi
- 12 ago
- Tempo di lettura: 4 min

Nella società di oggi, la maggior parte delle famiglie ha un solo figlio e le ragioni di questa scelta sono molte. Spesso le coppie decidono di non avere più di un figlio per non dover abbassare il tenore di vita, non doversi trovare a fare scomode scelte economiche, altre sono costrette a questa decisione dalla difficoltà di gestione lavoro-famiglia, in assenza di nonni che possano essere d’aiuto.
Qualunque sia la ragione, ricorre sempre la stessa domanda: “sarà giusto far crescere nostra figlia/figlio da sola/o?”, senza un fratello/sorella in casa con cui condividere le esperienze?
A questi dubbi, si aggiungono spesso i commenti di docenti e conoscenti:
“Non ha fratelli? Ah,capisco…”, oppure “ecco perchè è così timido/a”, o , ancora “ecco perchè non dà i suoi giocattoli agli altri bimbi con cui gioca..”, sono le frasi più comuni che la credenza popolare propone.
In ambito psicologico ci si è impegnati a capire se queste credenze siano confermate da evidenze scientifiche, cercando di stabilire con numerosi studi se il crescere senza fratelli né sorelle incida sul comportamento, sulla psiche e sulla personalità.È innegabile che per i figli unici sia più facile poter esprimere il loro pensiero in famiglia rispetto a chi ha fratelli e sorelle più grandi.Tony Falbo, professore di psicopedagogia dell’Università del Texas, fa ricerche sui figli unici fin dal 1970 e ha osservato che quando i figli vengono coinvolti nelle decisioni di famiglia, sperimentano molto prima degli altri che le loro idee possono essere non solo ascoltate ma anche tenute in considerazione, e questo aumenta non solo il legame con i genitori ma contribuisce a rafforzare la consapevolezza delle decisioni prese. La tesi secondo cui i figli unici sarebbero più egoisti ha origini antiche: fino al secolo scorso i figli unici erano un'eccezione e venivano quindi considerati eccentrici, perché avevano indubbiamente un comportamento diverso dai bambini cresciuti in famiglie numerose. Spesso venivano definiti «egoisti» e «molto viziati». Stereotipi che non sono stati ancora superati del tutto.Negli anni ottanta alcune ricerche hanno invece dimostrato che, quanto ai tratti della personalità, i figli unici non presentano differenze significative rispetto agli altri bambini. Anche da adulti, figlie e figli unici non mostrano tratti narcisistici più o meno marcati rispetto agli altri e alle altre. Quindi perché la leggenda del figlio unico innamorato di sé stesso è ancora viva? La risposta a questa domanda potrebbe stare nella convinzione che un bambino senza fratelli o sorelle sia un bambino che sperimenta spesso la solitudine, e non abbia quindi molte opportunità di sviluppare competenze sociali.È stato osservato invece che quasi tutti i bambini interagiscono spontaneamente, già dalla più tenera età, con i coetanei, giocando con altre persone, coetanei, negli asili, o con chi li accudisce: tanto i bambini che hanno fratelli e sorelle quanto i figli unici vivono esperienze fondamentali per lo sviluppo delle competenze sociali: giocare, litigare, riappacificarsi, consolare gli altri ed essere consolati.Nella maggior parte dei casi osservati, i bimbi senza fratelli o sorelle tendono a essere più propensi alla socializzazione, perché la loro condizione di figli unici, li costringe a cercare altri bambini quando non ci sono adulti che favoriscono gli incontri con coetanei, mentre coloro che hanno un fratello o una sorella, con età vicine alla loro, non conoscono questa esigenza. Avvicinarsi agli altri è quindi un'abilità che i figli unici acquisiscono molto presto. Se passiamo invece a considerare i percorsi di vita da adulti, possiamo affermare che non emergono indizi del fatto che i bimbi senza fratelli o sorelle possano diventare individui solitari. Le loro relazioni, però, sembrano essere meno stabili: è stata rilevata una tendenza a divorziare più spesso rispetto a chi ha fratelli o sorelle, e questo potrebbe essere ricondotto alla consolidata abitudine a godere del rispetto delle proprie esigenze, desideri, gusti, come elemento primario nelle decisioni della famiglia, caratteristica difficile da mantenere quando si deve fare i conti con esigenze, desideri e gusti di un partner con pari diritto di soddisfazione. Alcuni scienziati austriaci hanno scoperto che i figli unici rimangono spesso senza figli e questo potrebbe dipendere anche dall’incapacità di mettere i propri desideri in secondo piano rispetto alle esigenze di un figlio. Per quanto riguarda i risultati scolastici, invece, i figli unici sono in vantaggio, come è confermato da innumerevoli studi. I bambini di prima elementare, però, possono impiegare un po' più di tempo per abituarsi alla vita sociale che la scuola impone nel quotidiano. Le esperienze infantili nel periodo prescolare svolgerebbero, in questo senso, un ruolo fondamentale. Il fatto che i figli unici ottengano spesso risultati scolastici migliori sembra collegato, tra le altre cose, alle più elevate aspettative dei genitori, che sentono forte il bisogno di vedere il risultato positivo della loro capacità genitoriali. I figli unici sembrano anche più creativi: sembrerebbe che un bambino costretto a impegnarsi da solo sviluppi una maggiore creatività. I dati delle risonanze magnetiche raccolti durante uno studio, hanno inoltre evidenziato che lo status di figlio unico incide positivamente anche sullo sviluppo cerebrale delle zone interessate al pensiero spaziale e alle competenze linguistiche. In conclusione, è vero che chi cresce da figlio unico è considerato più egocentrico rispetto a chi ha fratelli o sorelle, ma questo fatto non è stato scientificamente provato.
