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Bias di Conferma

  • Immagine del redattore: Dott.ssa Paola Bernuzzi
    Dott.ssa Paola Bernuzzi
  • 8 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Il Bias di conferma: la difesa delle nostre convinzioni, con pericolosi effetti collaterali.


I Bias cognitivi sono scorciatoie mentali che vengono utilizzate dal cervello per risparmiare tempo e fatica. Uno dei più comuni è quello di conferma.


Il Bias di conferma è la tendenza a cercare, scegliere, interpretare e ricordare le informazioni in modo tale da confermare le nostre convinzioni preesistenti, ignorando o svalutando quelle che invece le contraddicono. È un processo automatico, radicato nella nostra mente, che influenza ogni aspetto della vita privata e sociale: dalla politica ai rapporti personali, dalla scienza ai social network.


Questo comportamento è radicato nella storia antica dell’evoluzione umana. Quando ancora gli umani erano prede gustose per grandi animali, riuscire a prendere decisioni nel più breve tempo possibile, faceva la differenza tra morire o sopravvivere, ed è per difendersi che il cervello ha sviluppato una strategia che migliora la velocità di scelta. Partendo da ciò che già si sa, il cervello riduce l’incertezza accettando come vere le informazioni che risultano coerenti con quanto risaputo, confermando quindi ciò che si crede sia vero. Se canta come un gallo e cammina come un gallo, allora è sicuramente un gallo. In era preistorica questo metodo deduttivo era sicuramente molto efficace per evitare di essere mangiati da un dinosauro ma, ai giorni nostri, dove siamo immersi in una società multimediatica, iperconnessa e immersa in un mare di informazioni, ragionare per deduzioni veloci, può rivelarsi particolarmente pericoloso.


Il meccanismo dei bias non è però solo cosa antica, è ancora un potente alleato per chi si occupa di comunicazione mediatica. Alimentando credenze e convinzioni si costruiscono vere e proprie realtà fittizie, basate solo su affermazioni e non su fatti provati.

Le piattaforme di comunicazione sono progettate per proporre agli utenti argomenti e opinioni affini ai loro interessi. Se si controlla spesso il tempo, l’algoritmo del motore di ricerca che utilizziamo tenderà a proporre notizie meteorologiche e, intensificando l’esposizione a notizie sul tempo, aumenterà inevitabilmente la nostra sensibilità all’argomento, aumentando quindi anche l’ansia e la preoccupazione. Lo stesso può succedere per notizie di politica o di informazione, ma purtroppo succede anche per tutte le ricerche effettuate sul web in ambito medico.


Anche nella sfera privata, il bias di conferma modella le nostre relazioni. Se pensiamo che una persona ci sia ostile, interpreteremo ogni suo gesto come una conferma della nostra idea, ignorando eventuali comportamenti neutri o tentativi di contatto amichevole.

Attenzione però che la ricerca di conferma delle nostre convinzioni funziona anche contro noi stessi: una persona insicura, tenderà a notare prevalentemente i propri insuccessi, proprio per confermare la sua percezione di non essere di valore, alimentando così la spirale di negatività.


Contrastare il bias di conferma non è semplice, ma è possibile. Il primo passo è riconoscerne l’esistenza: sapere che la mente tende spontaneamente a filtrare la realtà è già un atto di consapevolezza. Il secondo passo è esercitarsi con il dubbio, cercando attentamente informazioni contrarie alle proprie opinioni e ascoltando con curiosità chi la pensa diversamente. È però molto importante rimanere in uno stato di umiltà cognitiva, cioè pensare sempre che le nostre convinzioni potrebbero essere parziali o errate.


Viviamo in un’epoca in cui l’accesso all’informazione è illimitato ma, nonostante questo, la verità è molto meno riconoscibile che in passato.

In definitiva, il bias di conferma non è soltanto una scorciatoia della mente, ma un’efficace indicatore del nostro bisogno di sicurezza. I dubbi ci fanno paura, ci fanno sentire deboli e insicuri ma solo chi osa dubitare può vedere oltre la propria convinzione: perché la verità non abita nelle conferme, ma nelle domande che abbiamo il coraggio di porci.

La libertà di pensare ciò che vogliamo sta proprio nell’accettare di mettere in discussione le nostre certezze, il che non significa assolutamente non averne ma, al contrario, di sentirci abbastanza forti da poterle confrontare con altri punti di vista.


 
 

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